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Questione immigrati, facciamo il punto su Santeramo

La Redazione
Immigrazione e integrazione
Da un recente documento - non ufficiale - si evince l'arrivo di oltre 90 immigrati nel nostro paese. Il sindaco Baldassarre risponde parlando di SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)
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Il tema dell’immigrazione e dei flussi migratori di richiedenti asilo infiamma il dibattito nell’opinione pubblica italiana da diversi mesi a questa parte.

Sebbene sia un problema di portata nazionale e anche sovranazionale, da diverso tempo il Governo Italiano, per tramite delle Prefetture, sta chiedendo sempre più un maggiore supporto agli enti locali chiamati, oramai, a fronteggiare l’emergenza direttamente.

Già alcuni mesi fa, in presenza dell’amministrazione D’Ambrosio, a partire dalla notizia data dalla nostra redazione lo scorso 18 gennaio, anche a Santeramo si cominciò a parlare della possibilità di ospitare un certo numero di cittadini extracomunitari.

Sia l’attuale consigliere comunale di opposizione Di Gregorio (Direzione Italia) che l’allora consigliere comunale Giovanni Riviello (Noi con Salvini – èPolitic@) avevano sollevato il problema chiedendo lumi – il primo – all’amministrazione comunale circa la possibilità di accogliere migranti e chiedendo – il secondo – che la cittadinanza, mediante un referendum cittadino, si potesse esprimere in merito.

Sulle politiche di accoglienza della nuova amministrazione pentastellata si erano già interrogate le forze politiche Sinistra Italiana, Continua il sereno e I Democratici – che alle scorse elezioni avevano appunto supportato la ricandidatura dell’ex sindaco D’Ambrosio – che chiedevano alla nuova amministrazione, da poco insediata, come intendeva affrontare il problema.

A rendere nuovamente attuale il tema, un documento in circolo da diversi giorni in rete e sui social in particolare (e della cui attendibilità però non è dato sapere) che indicherebbe il numero di migranti che ciascun comune della provincia di Bari sarebbe tenuto ad ospitare.

Tra questi, ovviamente, anche Santeramo cui spetterebbe il compito di ospitarne 95.

Ovviamente alla luce di tale, ripetiamo ancora non confermata, possibilità c’è da chiedersi dove sarebbero ospitati e da parte di chi (ente, istituzione, cooperative,…).

Sull’argomento, ieri, è intervenuto con alcune considerazioni personali anche il primo cittadino, Fabrizio Baldassarre, sulla propria pagina Facebook.

“L’Italia (è evidente) – scrive il primo cittadino santermano – è stata lasciata sola: la chiusura degli altri Paesi ha creato un vuoto pesantissimo qui. Sono convinto che non vada bene questa modalità di migrazione non governata, però quello che ci compete è portare le comunità a riflettere sul problema e, come Amministrazione, abbiamo scelto di lasciar da parte il tema ideologico. In linea con la politica del MoVimento 5 Stelle bisogna invece, a mio avviso, parlare con pragmatismo perché il problema esiste e c’è da chiedersi se subirlo o governarlo. Dal mio punto di vista è fondamentale gestire la situazione perché più queste persone vengono isolate dal percorso di vita dei nostri territori, più la situazione diventa difficile. Ho partecipato finora a due riunioni con il Prefetto di Bari e con il Presidente dell’ANCI nelle quali ho dovuto giustificare il fatto che, a differenza del 95% dei Comuni della Città Metropolitana di Bari, nei mesi precedenti la nostra città avesse accolto un numero di immigrati rifugiati (non clandestini!) pari a zero: si sa, l’immigrazione è un tema che poco si presta a campagne elettorali imminenti, e quindi posso comprendere (ma non giustificare) la scelta dei precedenti amministratori di procrastinare ogni decisione”.

“Oggi – continua Baldassarre – la staffetta di questa decisione passa a noi. Trovo che lo #SPRAR sia un sistema positivo per fare in modo che possiamo gestire la situazione e non subirla dall’alto, visto che funziona diversamente dai centri di accoglienza straordinaria (CAS) nati con lo scopo di fornire soltanto un’assistenza di base ai richiedenti asilo, vale a dire il vitto e l’alloggio. Queste persone, pertanto, potranno essere collocate all’interno di strutture messe a disposizione dal comune o da privati e dovranno seguire un preciso progetto di inclusione per almeno sei mesi, rinnovabili se non dovesse giungere al termine. Un motivo per cui ritengo utile aderire alla rete SPRAR è la cosiddetta clausola di salvaguardia: la Prefettura non potrà creare un CAS in un comune aderente al sistema Sprar. Se, invece, non esiste lo Sprar, la decisione spetta soltanto al Prefetto e il sindaco non ha diritto di parola. Il Prefetto, la dott.ssa Magno, è stata chiarissima: se Santeramo non attiva percorsi di accoglienza (SPRAR) in tempi brevi per la quota di circa 90 persone il Ministero dell’Interno può senza indugio imporre “d’ufficio” un contingente anche di 300 persone, dotandoci di tende da campo o requisendo immobili di proprietà pubblica”.

“I progetti Sprar – commenta il sindaco sulla propria pagina Facebook – sono anche più trasparenti: la cooperativa/associazione che vince il bando dovrà rendicontare le spese al Ministero, mentre quest’obbligo non esiste nei CAS. Aderire è un atto di responsabilità per gestire il fenomeno migratorio e non ritrovarci, con grande sorpresa, a doverlo subire nei prossimi mesi. Penso davvero che sia un’adesione previdente per la sicurezza pubblica. Se dovesse essere attivato il progetto, i cittadini lo sapranno e ci sarà trasparenza. In questo modo si ha la possibilità di governare il processo. Penso inoltre che quest’adesione sia un gesto di solidarietà verso persone che temporaneamente chiedono asilo”.

“Nel 2014, come è noto a tutti i santermani, è cominciata l’emergenza e lo Stato ha dovuto creare un sistema parallelo, vale a dire i Centri di accoglienza straordinari (CAS), in cui viene dato il primo aiuto, un letto e il cibo. È una logica diversa dallo SPRAR dove si pensa allo sviluppo delle persone per farle uscire dal sistema e non essere sempre dipendenti dallo Stato. L’accoglienza in questo senso non è solo un luogo fisico, ma significa costruire l’integrazione: è più facile che con 90 persone una comunità di 27.000 possa dare una risposta. Peraltro nello SPRAR i richiedenti asilo devono “scegliere” di entrare: il passaggio dal centro di accoglienza allo SPRAR è anche per loro un salto di qualità ed è una scommessa che non tutti accettano. Infine, le risorse straordinarie eventualmente assegnate allo SPRAR non distrarrebbero risorse comunali già destinate ad altre esigenze della nostra Comunità”.

“Nei prossimi giorni, oltre che in Consiglio Comunale, ci apriremo ad una discussione partecipata e sensibile con tutti i cittadini su questo tema. Auspico che vengano lasciate da parte di tutti le manipolazioni ideologiche che renderebbero la discussione poco proficua”.

venerdì 8 Settembre 2017

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