Politica

Chiusura PPI, Emiliano incontrerà i sindaci dei territori

La Redazione
Il di Punto Primo Intervento di Santeramo
Amati (PD): «Bisogna solo riflettere un po' per quelle con meno di 6.000 accessi». Per Damascelli (FI): «Riconversione=chiusura»
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Dopo le polemiche la Regione sembra correre ai ripari.

All’indomani dell’approvazione della delibera di Giunta n. 583 del 10 aprile scorso “Rete di emergenza–urgenza territoriale. Modifica ed integrazione della Dgr. n. 1933/2016”, Michele Emiliano presidente della Regione Puglia tenta di arginare le polemiche malgrado, a seguito della diffuzione della notizia, lo stesso presidente avesse già affermato che l’atto prevedeva una “riconversione”.

Secondo quanto previsto dalla delibera regionale, per riorganizzare la rete di primo soccorso pugliese dovrebbero essere soppressi i Punti di Primo intervento che non registrano almeno dai 2-4 accesso al giorno.

Stando così le cose sarebbero ben 39 i centri e i territori interessati dalla dismissione di cui diversi della provincia di Bari (Alberobello, Bitonto, Casamassima, Castellana, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Grumo, Locorotondo, Mola di Bari, Noci, Polignano, Rutigliano, Ruvo, Terlizzi e Triggiano). Tra questi ci sarebbe anche quello di Santeramo del Colle, ubicato presso l’ex nosocomio Monte Iacoviello.

Al loro posto ci dovrebbero essere postazioni del servizio territoriale del 118.

Per questo motivo nel pomeriggio di venerdì la regione Puglia ha precisato che “venerdì 20 aprile alle ore 15.00, – si legge nella nota – presso il Dipartimento regionale delle Politiche per la salute, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano incontrerà, insieme con la struttura tecnica del Dipartimento delle Politiche per la Salute, i direttori generali delle sei Asl pugliesi per un ulteriore confronto sulla proposta di riordino dei Punti di Primo Intervento, dopo il passaggio informale e preliminare che si è svolto in Giunta con gli assessori.

Tutto ciò è propedeutico all’organizzazione delle conferenze dei sindaci – conclude la stessa nota – che si svolgeranno sui territori, prima dell’ulteriore confronto con gli assessori che si svolgerà nuovamente nel corso di una Giunta ordinaria”.

“La questione dei punti di primo intervento è di pronta soluzione per le strutture esistenti con più di 6.000 accessi annui. Bisogna solo riflettere un po’ per quelle con meno di 6.000 accessi e particolarmente distanti da presidi ospedalieri o territoriali”. Lo dichiara il presidente della commissione regionale Bilancio, Fabiano Amati.

“Si tratta infatti di istituire, come previsto dal decreto Balduzzi, le unità complesse di cure primarie (Uccp), aperte ovviamente al primo intervento con personale 118. Si tenga inoltre conto che per molti casi si tratterebbe solo di soluzione formale (cambiare il nome) perché gli Uccp sono già di fatto in funzione. Gli Uccp si caratterizzano per un complesso di attività territoriali, organizzati su un punto di primo intervento gestito da personale 118, un poliambulatorio specialistico (Pta) e – magari ovunque – ospedali di comunità”.

“Questa soluzione – prosegue il consigliere regionale del Pd – fondata sull’assistenza territoriale non ha nulla da spartire con le questioni del piano di rientro o del piano operativo, che giustamente reclamano la chiusura dei Ppi in quanto soluzione ospedaliera, e non territoriale, delle varie riconversioni effettuate nel tempo e che nella realtà – ripeto – non sono già più Ppi ma più moderni ed efficaci Uccp. La soluzione che in questi giorni stiamo criticando ha il demerito di aver sovrapposto (creando giusta preoccupazione) la questione della chiusura dei Ppi, frutto temporaneo della riconversione dei Pronto soccorso ospedalieri, con le soluzioni territoriali (tipo Uccp) che in molti casi abbiamo già e funzionano con soddisfazione”.

“A prescindere dal nome che vogliamo dare, tra quelli possibili nel fantasioso panorama del burocratese italiano, c’è bisogno – aggiunge Fabiano Amati – di proteggere e potenziare (altro che chiudere) tutte le strutture territoriali attualmente in funzione, che però abbiano più di 6.000 accessi annui, che trasferiscano ai presidi per acuti non più del 4-7 % dei pazienti trattati, che abbiano dotazioni tecnologiche in grado di trattare i codici bianchi e verdi e che siano dotati di Punto territoriale di assistenza. E se poi avessero anche l’ospedale di comunità sarebbe – come si dice – grasso che cola”

“Da questa discussione – rimarca – c’è di buono che la notizia di chiusura dei Ppi ha generato vivaci proteste: ciò significa che la soluzione di assistenza territoriale funziona bene, altrimenti non sarebbe difesa con modalità accese, e che le proteste inscenate qualche anno fa da parte di vari profeti di sventura avevano solo caratteristiche di lotta politica. Ma questa – conclude – è la storia di sempre in sanità”.

“I prossimi a cadere sotto la scure della spending review sanitaria targata Emiliano saranno 39 Ppi (Punti di Primo Intervento) dislocati in tutta la Puglia, condannati a chiudere entro il 30 aprile.Il presidente-assessore alla Sanità giustifica questo ennesimo taglio appellandosi al DM 70 e al suo Piano di riordino sanitario e – quel che è peggio – si affanna a rassicurare i cittadini che nulla cambierà in termini di assistenza in caso di emergenza-urgenza. Ebbene, Emiliano mente sapendo di mentire, perché la verità è che dal primo maggio, in 39 comuni pugliesi, senza i Ppi destinati allo smantellamento, i cittadini non avranno più un presidio fisso al quale rivolgersi in caso di necessità”.

Così Domenico Damascelli, consigliere regionale di Forza Italia.

”Ma – aggiunge – c’è di più: mentre smantella un altro pezzo vitale dei servizi sanitari di prossimità, Emiliano assicura che si stanno attrezzando e rafforzando i presidi territoriali di assistenza. Una vera beffa! E allora chiedo al governatore-assessore: come riusciranno i Pronto soccorso degli ospedali ancora in piedi, già al collasso, a drenare questo fiume di utenti senza più un presidio fisso nei loro comuni?”. “Che senso ha avuto – prosegue il consigliere Fi – ristrutturare e attrezzare i Ppi, per poi svuotarli e chiuderli? Questo non è uno spreco? E poi, i dati sugli accessi annuali ai Ppi, riportati nella Deliberazione di Giunta regionale di questi giorni, non corrispondono al vero: per Bitonto, ad esempio, nel 2017 gli accessi reali sono stati 6.423 a fronte dei 5.825 riportati dalla Giunta”.

In tutti i comuni i Ppi andrebbero salvaguardati a prescindere dal numero di passaggi registrati, e poi – se davvero si vuole applicare alla lettera il DM 70 – si dovrebbero assicurare prestazioni diagnostiche e specialistiche nei Punti di primo intervento con oltre 6mila accessi annui.

Non si può gestire la sanità con la calcolatrice alla mano. Emiliano, piuttosto, tuteli la salute dei pugliesi e si impegni a far bloccare l’efficacia del DM 70/2015 voluto dal Governo Renzi anziché chiedere altri sacrifici alle nostre comunità.

Ci opporremo senza se e senza ma alla chiusura dei Ppi – conclude Damascelli – che devono restare attivi per garantire ai cittadini un primo intervento rapido, che in alcuni casi può salvare la vita”.

sabato 14 Aprile 2018

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