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Tari 2021 attività industriali e artigianali, Digregorio (DI) scrive all’assessore Labarile

La Redazione
Tari
Per il consigliere comunale risulta strano il silenzio dell'assessore all'ambiente sulle recenti modifiche normative che interessano le attività industriali e artigianali
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La determinazione delle aliquote della Tari, ovvero della tassa relativa allo smaltimento dei rifiuti solidi urbano, è sempre stato – in fase di definizione prima e approvazione poi del bilancio – un argomento che ha sempre destato attenzione e allo stesso tempo polemiche a livello politico.

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L’iscrizione all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale – convocato per il prossimo lunedì – ha, difatti, generato una netta presa di posizione da parte di Michele Digregorio, consigliere comunale di Direzione Italia e già sindaco di Santeramo.

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In una lettera aperta, pervenuta in Redazione, da parte di Digregorio al vice sindaco e assessore all’ambiente, Maria Anna Labarile, il consigliere comunale interviene dicendo la sua sul tema.

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La trattazione dell’argomento, nel prossimo consiglio comunale, è per Digregorio normale amministrazione «se non fosse che il D.lgs. n. 116 del 03 settembre 2020 ha apportato rilevanti modifiche al D.lgs. 03/04/2006 n. 152 (Codice dell’Ambiente) in materia di Tari. Modifiche che incidono direttamente sullo stesso Regolamento comunale soprattutto per quanto riguarda la “assimilazione dei rifiuti urbani” che non è più lasciata alla libera determinazione degli Enti locali».

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«Ulteriori modifiche – commenta Digregorio – riguardano l’art. 198 che con il comma 2-bis viene disposto: “Le utenze non domestiche possono conferire al di fuori del servizio pubblico”, ciò significa che tutti gli “operatori economici” possono scegliere di affidare i “rifiuti” prodotti dalle proprie attività ad un Gestore privato, così facendo non dovranno più pagare la parte “variabile” della Tariffa Tari che nel caso specifico (Tariffe anno 2020) rappresenta più del 50 per cento rispetto all’intera tariffa applicata».

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Il consigliere comunale cita poi una Circolare del Ministero della Trasizione Ecologica (del 12 aprile scorso) che ha precisato che

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che tutte le attività “industriali”, come quelle “artigianali”, producono “rifiuti speciali” e, quindi, le superfici di lavorazione industriale/artigianale sfuggono al prelievo della tassa sui rifiuti (sia della componente “fissa” che “variabile”) poiché produttive di rifiuti speciali, mentre le altre superfici collegate alle dette tipologie di utenze (spogliatoi, uffici), sono al contrario produttive di rifiuti urbani e come tali da assoggettare a Tari tanto nella quota fissa quanto in quella variabile.

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«La Circolare, differentemente da quanto previsto dell’attuale Regolamento comunale, precisa, altresì, che i “magazzini”, anche se non direttamente collegati alle attività di “lavorazione industriale”, sono esclusi dal pagamento della Tari sia con riferimento alla quota fissa che a quella variabile» – afferma il consigliere di Direzione Italia.

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«Mi sembra molto strano – commenta il consigliere – che l’assessore all’Ambiante del comune di Santeramo in Colle non abbia avvertito la sensibilità di informare tutti gli operatori economici di queste rilevanti novità normative, attesoché gli stessi devono comunicare la propria scelta entro il prossimo 31 maggio 2021 e cioè se continuare ad utilizzare il servizio pubblico oppure affidarsi ad altro Gestore privato; scelta, che resta vincolante per 5 (cinque) anni soprattutto se decidessero di avvalersi del servizio pubblico».

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«Noi di Direzione Italia Santeramo, pensiamo che proprio in questo momento di grave crisi economica, a seguito della emergenza sanitaria da Covid-19, e della stessa circostanza che la “chiusura” forzata delle proprie attività deve essere accompagnata dalla riduzione dei costi di gestione, oltre che da una più efficace applicazione del principio comunitario di “chi inquina paga”. Riteniamo, altresì, che la libertà di scelta che le nuove norme, a seguito di precisi indirizzi comunitari, lasciano alla discrezionalità di ogni singolo utente cosiddetto “non domestico” di fare le proprie valutazioni sia di tipo economico che della qualità del servizio è rispondente al principio costituzionale della libera iniziativa privata. Basti pensare, per esempio, che ci sono attività che sono rimaste chiuse/inoperose dallo scorso mese di marzo 2020 (senza produrre rifiuti) e che pure sono chiamate a pagare una TARI per diverse migliaia di euro. Noi abbiamo motivi di credere che questo non corrisponde ad un principio di equità e soprattutto di “giustizia sociale”» – si legge a margine della nota del consigliere.

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sabato 17 Aprile 2021

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