Cronaca

Deposito scorie nucleari, l’area murgiana individuata sito potenzialmente idoneo allo stoccaggio

La Redazione
Deposito di scorie nucleari
Sebbene non direttamente interessato il comune di Santeramo risulterebbe "stretto nella morsa" data l'individuazione di aree comprese tra i comuni di Laterza, Matera e Altamura
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Pubblicata, nelle ore notturne, la mappa delle aree che potranno ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, la cosiddetta «Cnapi», Carta delle aree potenzialmente idonee.

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Nel documento sono state individuate 67 aree che soddisfano i 25 criteri stabiliti nel 2014-2015. Si tratta di Comuni raccolti in cinque macrozone, che potremmo definire così: Piemonte (8 aree), Toscana-Lazio (24 aree), Basilicata-Puglia (17 aree), Sardegna (14 aree),Sicilia (5 aree).

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Nell’area compresa tra la Basilicata e Puglia figurano Potenza, Matera, Bari, Taranto e i comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano e Montescaglioso.

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Netta la presa di posizione contraria da parte del sindaco di Santeramo, Fabrizio Baldassarre.

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«Come Sindaco e come Comune – afferma il primo cittadino di Santeramo – ci schieriamo al fianco di Rosa Melodia Sindaca di Altamura e tutti i comuni murgiani nel dire “no” alla localizzazione di un deposito Nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico nella nostra terra. La murgia è un bene di tutti e come tale va preservato».
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nSebbene non direttamente interessato il comune di Santeramo risulterebbe “stretto nella morsa” data l’individuazione di aree comprese tra i comuni di Laterza, Matera e Altamura.

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A richiedere la convocazione di un consiglio comunale specifico sul tema, con l’approvazione di un apposito ordine del giorno in materia, è il consigliere comunale di minoranza, Michele Digregorio (DI).

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«Dagli organi di stampa  – commenta l’ex sindaco – si apprende che l'area murgiana è stata individuata come idonea allo stoccaggio dei "rifiuti nucleari". Anche se non coinvolti direttamente, è fin troppo evidente che il nostro territorio si trova a ridosso dei siti di Altamura, Matera e Laterza».

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«Ritengo – continua Digregorio – che sia opportuna la convocazione del Consiglio comunale (preferibilmente in presenza) per la adozione di un Ordine del Giorno che affermi con forza la tutela del territorio e della salute dei nostri concittadini».

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Già il 14 gennaio 2016 i consigli comunali congiunti dei comuni di Altamura, Poggiorsini, Spinazzola, Irsina, Santeramo in colle, Gravina in Puglia e Matera adottarono con delibera un ordine del giorno nel quale veniva richiesto alla Regione Puglia e alla Regione Basilicata, al presidente del Consiglio dei Ministri, I Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico di "dichiarare le aree del territorio regionali e dei comuni interessati non disponibili alla localizzazione del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico".

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Secondo quanto riporta il Corriere qualche giorno fa i ministeri dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente avevano finalmente dato il «nulla osta» alla pubblicazione della mappa, tenuta rigorosamente chiusa nei cassetti della Sogin, la società che si occupa dello smantellamento delle vecchie centrali, per tutto questo tempo.

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Dalla pubblicazione del 5 gennaio inizia il processo che nel giro di qualche anno porterà alla localizzazione del sito che in un primo momento dovrà contenere 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e poi anche 17 mila metri cubi ad alta attività, questi ultimi per un massimo di 50 anni (per poi essere sistemati in un deposito geologico di profondità di cui al momento poco si sa).

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Per il Deposito e il Parco tecnologico è prevista una spesa di 900 milioni di euro, che saranno prelevati dalle componenti della bolletta elettrica pagata dai consumatori.

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Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione del 5 gennaio parte la «consultazione pubblica». Le Regioni, gli enti locali e i soggetti interessati potranno formulare le loro osservazioni e proposte tecniche alla Sogin. È la prima consultazione pubblica che si svolge in Italia. In generale l’iter non si preannuncia facile, visto che bisognerà raccogliere il consenso delle comunità interessate e delle istituzioni locali. La consultazione pubblica durerà in tutto quattro mesi, compreso anche il «seminario nazionale» che Sogin dovrà organizzare, e una successiva rielaborazione di tre mesi che darà luogo alla «Carta nazionale delle aree idonee». Poi si passerà alla fase delle «manifestazioni di interesse» dei territori. Il tutto in un periodo di pandemia, con le immaginabili difficoltà che si aggiungeranno ad una procedura di per sé complessa. Una volta individuato il sito serviranno quattro anni per la costruzione.

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La mappa nei dettagli si può consultare sul sito depositonazionale.it.

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martedì 5 Gennaio 2021

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