Cronaca

Esami da avvocato truccati: condanne per l’ex funzionaria dell’Università, la figlia e altri nove

La Redazione
Il Tribunale di Bari
Pene tra i 4 mesi e i 3 anni e mezzo per falsa attribuzione di un lavoro altrui, falso ideologico, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato
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La gup del tribunale di Bari Giulia Romanazzi ha condannato, a pene comprese fra i 3 anni e 6 mesi e i 4 mesi di reclusione 11 dei 16 imputati accusati, a vario titolo, di aver truccato il regolare svolgimento delle prove scritte dell’esame da avvocato svoltosi a Bari nel dicembre 2014.

Assoluzione per altri due imputati e per i quali è stata disposta la ‘messa alla prova’, un altro ancora è stato prosciolto al termine dell’udienza preliminare.

I reati riconosciuti dal giudice sono, a vario titolo, falsa attribuzione di un lavoro altrui, falso ideologico, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Tina Laquale, l’ex funzionaria dell’Università di Bari, è stata condannata alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione; sua figlia Innocenza Losito, funzionaria Adisu, a 3 anni e 6 mesi (condannata anche al risarcimento danni nei confronti dell’Adisu); l’avvocato barese Giuseppe Colella a 3 anni.

Nell’ambito di questa indagine i tre furono arrestati nell’aprile 2016.

Stando alle indagini dei carabinieri coordinate dalla pm Luciana Silvestris, erano loro a gestire il gruppo di lavoro dal quale partiva lo svolgimento delle tracce destinato ad alcuni candidati coinvolti nella frode. Il giudice ha poi condannato alla pena di un anno di reclusione il funzionario della Corte d’Appello e segretario aggiunto della commissione d’esame Giacomo Santamaria e un’altra presunta componente del gruppo di lavoro coordinato da Laquale, Antonella Greco.

Altri sei imputati, tutti aspiranti avvocati, sono stati condannati a pene fra i 6 e i 4 mesi di reclusione e per una di loro, l’unica che aveva superato l’esame, il giudice ha disposto la cancellazione dell’abilitazione professionale. Al termine del processo con rito abbreviato il gup ha inoltre assolto “per non aver commesso il fatto” un altro aspirante avvocato e l’altra figlia di Tina Laquale, Maria Losito, difesa dall’avvocato Attilio Triggiani, accusata di aver aiutato madre e sorella a truccare le prove.

Stralciata la posizione di altri due imputati: una candidata e sua madre, che hanno ottenuto la messa alla prova. Prosciolto da ogni accusa “perché il fatto non costituisce reato” Angelo Lapolla, l’autista che secondo la Procura accompagnava Laquale nei padiglioni della Fiera del Levante di Bari dove si stavano svolgendo le prove, consentendole così di consegnare le risposte delle tracce.

venerdì 28 Luglio 2017

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